La storia

* 03/01/1928 - + 09/06/2011

 

Si respirava profumo di antico misto agli odori di pece e di cuoio nel laboratorio, a San Giovanni Suergiu, dell’ultimo calzolaio del Sulcis.

Si chiamava Mariuccio Moica ma per tutti era "Tziettu Mariu - su sabatteri". Nacque il 3 gennaio del 1928, ultimo degli otto figli di una famiglia dove il padre era servo pastore e la madre casalinga. Ha vissuto la povertà dell’epoca e nonostante fosse portato per gli studi dopo la quinta elementare dovette abbandonare perché in famiglia servivano nuove braccia per lavorare.

A causa della sua corporatura esile e quindi non potendo fare lavori molto faticosi decise nel 1944 di imparare il mestiere del calzolaio. Ebbe come maestro Francischinu Diana di San Giovanni Suergiu che in quel periodo esercitava e insegnava il mestiere ad altri 4 ragazzi del territorio. Dopo 3 anni, all’età di 19 anni, Mariuccio decide di continuare l’attività aprendo il suo primo laboratorio di calzoleria nella vecchia via Is Lois del paese natio, nell’abitazione della madre.

Dopo essersi fatto una clientela propria, nel 1951, decide di traslocare la calzoleria nella più centrale Via Vittorio Emanuele e nel contempo assume 3 apprendisti. "Producevamo 6 paia di scarponi di vacchetta per la campagna a settimana e il loro costo al pubblico si aggirava intorno alle 5.000 lire" raccontava Tziettu Mariu “era un lavoro a catena in quanto uno si preoccupava della tomaia, un altro di cucirle dopo averle messe nella forma di legno ed infine si ultimavano mettendo le suole. Oltre a produrre scarpe alcuni degli apprendisti si occupavano di riparare le vecchie scarpe dei clienti. Il tariffario era 50 lire per mettere un paio di tacchi da donna e 300 lire per le mezze suole in cuoio per scarpe da uomo. Si guadagnava in totale circa 1.000 lire al giorno”.

Vista la clientela che aumentava decise di aprire, sempre nello stesso locale, un negozio di scarpe dove si vendevano scarpe prodotte nelle fabbriche che la gente acquistava per indossare nei giorni di festa. L’ultimo suo collaboratore abbandona il mestiere nel 1961, rimanendo solo nell’attività. Nel 1962 si sposa con Giulia Locci ed insieme completano l’attività con la vendita anche di abbigliamento.

Nel 1991 smette di fare scarpe e si limita soltanto all’attività di ciabattino. Fino all’età di 83 anni ha proseguito nel suo vecchio mestiere, quasi esclusivamente per gli amici e vecchi clienti affezionati. Nella sua esposizione privata a ricordo di quegli anni ci sono scarponi di dimensioni ridotte alcuni dei quali con dei chiodi nelle suole "perché " asseriva - "i chiodi erano più difficili da consumare quindi le suole duravano di più".  In un mondo in cui la velocità è diventata sistema di vita, la calma dei calzolai resta solo un vecchio ricordo. Si consuma tutto molto velocemente e le scarpe si buttano piuttosto che aggiustarle.

 

Cosi come le persone: è preferibile cambiare spesso amici invece che coltivare la loro conoscenza!